In occasione dell’anno dedicato a S. Giuseppe, la parrocchia bolognese di via Bellinzona ha offerto, nella propria chiesa addobbata a festa, la conferenza della dott.ssa Paola Foschi sulla storia di quello che era l’annesso convento di S. Maria Maddalena in Val di Pietra.
Oltre a interessanti informazioni sui vari gruppi religiosi che in quasi 10 secoli si sono susseguiti nel suddetto convento e chiesa, la dott.ssa Foschi ha dato anche un discreto spazio alla storia che riguarda la Beata Imelda Lambertini.
Il convento di Val di Pietra sembra abbia avuto origine da un gruppo religioso proveniente dall’eremo di Ronzano. Frati e Suore che, come molti altri gruppi di religiosi del tempo, seguivano la regola di S. Agostino, che ha poi portato il monastero femminile a chiedere l’inserimento nell’Ordine Domenicano.
Quando su richiesto dal Vescovo di Bologna, la comunità di monache domenicane si trasferì in via Galliera, ci fu uno scambio con i Gesuiti che, giunti a Val di Pietra, portarono alla chiesa il titolo di S. Giuseppe. Il seguito le circostanze hanno affidato l’attuale chiesa di S. Giuseppe ai Cappuccini.
La documentazione su Imelda Lambertini ha come punto di riferimento l’anno 1333, indicato da uno scritto del domenicano Ludovico Prelormo, risalente al 1500. Di recente ritrovamento c’è una cronaca bolognese del 1400, non completa ma di sufficiente valore storico. Questo ritrovamento porta a superare una delle ipotesi che furono formulate sull’origine della storia di Imelda. Tale ipotesi riteneva che tutto fosse stato ideato per sostenere indicazioni del Concilio di Trento (1545-1563) riguardo al culto eucaristico nella Chiesa Cattolica.
La cronaca ritrovata è invece precedente.
Il ritrovamento di documenti originali del 1300, per riconoscere la storicità di Imelda, non è molto sperabile. Quel periodo del medioevo fu vissuto in Italia con varie difficoltà, considerando in particolare la vita dei monasteri e di tutto l’ambiente civile della città di Bologna. Inoltre Imelda era una “ragazzina” che meritava poca considerazione, se non all’interno del proprio ambiente.
Nonostante le difficoltà del tempo, le monache non avevano però dimenticato la santità della piccola Imelda e il fatto straordinario avvenuto nel loro monastero come risposta di Dio alla sua fede e al suo desiderio della comunione eucaristica.
Giunse poi il tempo del riconoscimento da parte dell’autorità della Chiesa.
Sr. Gemma Bini