Un famoso autore lasciò scritto: “Non si può amare quel che non si conosce”.
La conoscenza è un primo passo da considerare anche nella vita di fede e nella sequela di Gesù. Oggi come possiamo parlare di fede e di vocazione alle giovani generazioni? Il primo annuncio deve venire dagli adulti, poi la grazia di Dio guiderà il cammino personale di ciascuno.
Nel racconto della creazione Dio disse all’uomo e alla donna: “Crescete, moltiplicatevi e riempite la terra”. Poi è venuto Gesù, il Verbo fatto carne, che ad alcuni ha detto: “Vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri, poi vieni e seguimi”.
L’ordine del Creatore è una vocazione fondamentale, ma per alcuni c’è il “contrordine” di Gesù che
sceglie alcuni perché siano testimoni speciali della “vocazione soprannaturale dell’umanità”.
Nell’odierna società occidentale si parla poco di vocazione, o forse se ne parla più come scelta professionale, scelta di volontariato, appartenenza a un gruppo culturale. Vocazione, nel linguaggio cristiano è sentirsi chiamati da Dio per una missione di fede che prende tutta la vita.
Gesù ci ha lasciato queste parole: “Pregate il Padrone della messe perché mandi operai nella sua messe”, ma ci ha lasciato anche l’esempio di una comunità speciale che lui aveva costituito. E talvolta si serve anche di noi per chiamare altri a seguirlo.
Vocazione è uno sguardo a tutta la vita, vissuta nel matrimonio fedele che segue il primo orientamento del Creatore o una vita vissuta seguendo Gesù in un percorso di povertà, castità e obbedienza. Questa vocazione, non facile ma portatrice di gioia profonda, può avere varie modalità: può essere una vocazione sacerdotale, può essere una consacrazione a Dio rimanendo in una normale vita sociale, in una scelta di “eremitaggio” o in una vita di comunità.
Una vita di consacrazione a Dio è comunque una forte professione di fede.
In questo nostro tempo complesso, frenetico e consumista, la società certamente non incoraggia scelte di vita consacrata a Dio, e l’attuale realtà familiare frena fortemente simili scelte. Gli stessi Ordini o Congregazioni religiose devono da parte loro cercare nuove strade adeguate, pur sempre illuminate dalla luce del Vangelo e dall’intuizione primordiale dei Fondatori.
Noi, suore Domenicane della Beata Imelda, ci siamo sentite chiamate a una vocazione vissuta come Comunità, seguendo il carisma domenicano e una profonda spiritualità eucaristica. Nel dono della nostra vita, con le sue capacità, i suoi doni personali e i suoi limiti, ci sentiamo particolarmente orientate a collaborare per il bene delle giovani generazioni. Questo bene è anche capire che cosa Dio sta chiedendo a ciascuno, cioè aiutare nella fede e nella ricerca della propria vocazione.
Sr. Gemma Bini