A tavola con San Domenico. Il cammino di una Congregazione sulle sue orme

Imeldine a Venezia, basilica dei SS. Giovanni e Paolo

Padre Giocondo ha sempre desiderato che la nascente Congregazione imeldina appartenesse alla grande famiglia di San Domenico. Sperava che questo avvenisse durante l’anno giubilare della morte del Santo fondatore, ma i mesi di quell’anno giubilare scorrevano uno dopo l’altro senza che il Cielo desse segno di voler accontentare il buon padre, che scriveva ancora al suo provinciale, nel 22 luglio 1921, festa di santa Maria Maddalena: 

“Santa Maria Maddalena protettrice dell'ordine sorrida a questo filo d'erba del giardino Gusmano e lo faccia fiorire a gloria di Gesù Sacramentato e il bene delle anime e specialmente dei bambini innocenti… e le buone terziarie ora secolari divengano degne di trasformarsi, quando lo vorrà il Signore e piacerà alla legittima autorità, in Terz’ordine regolare.” (“Lettera a p. Guinassi”, Lettera ai Provinciali, 120)

La Congregazione delle suore Imeldine un filo d’erba di un giardino che continua a fiorire

La via verso l’approvazione ufficiale della Congregazione si aprì in un momento inaspettato. A Bologna, il giubileo di san Domenico si celebrò con grande solennità dal 18 al 20 settembre di quell’anno. Ci fu, nell’occasione, un congresso del Terz’ordine domenicano. Padre Giocondo non andò, ma inviò due delle sue giovani: Gilda Boscolo e Vittorina Roberti, con la speranza che potessero parlare con il Maestro dell’Ordine, P. Lodovico Theissling. Queste non trovarono aiuto dai padri che provarono ad avvicinare nel convento di San Domenico e uno disse loro con franchezza di tornare a Venezia. Deluse e rattristate, Gilda e Vittorina stavano raccogliendo le loro cose in sagrestia per partire quando entrò il Maestro dell’Ordine. Esse chiesero a lui di poter indossare l’abito domenicano nell’occasione della ricorrenza centenaria. P. Theissling non vi si oppose: chiese di esaminare il regolamento dell’istituto e rispose in seguito a padre Giocondo, con una lettera del 17 ottobre:

“Quello che io posso fare, e farò volentieri, è di aggregarvi al nostro Santo Ordine quando a voi piacerà di formare una casa di religiose terziarie domenicane regolari con abito dell'Ordine, se la vostra casa con le sue regole e costituzioni fosse già formalmente riconosciuta ed approvata dall'autorità diocesana.”

Il Cardinale La Fontaine, Patriarca di Venezia, che non aspettava altro che la conferma dei superiori di padre Giocondo, scrisse subito alla Congregazione dei Religiosi, che rispose favorevolmente un anno dopo. Altrove, l’anno giubilare era ormai concluso, ma a Venezia era giunto il momento di celebrare festosamente il settimo centenario della morte di San Domenico perché erano finiti i restauri della chiesa ed essa era stata elevata al titolo di basilica. Il 30 ottobre 1922, nella nuova basilica dei SS. Giovanni e Paolo, fu letto il decreto di approvazione diocesana della Congregazione delle suore Domenicane della beata Imelda, e le prime dieci suore ricevettero l’abito domenicano, sotto lo sguardo orante di padre Giocondo che si teneva in disparte, in ginocchio. 
Ora che festeggiamo l’ottavo centenario della morte di san Domenico, questi ricordi ci parlano di quanto, secondo i disegni della Provvidenza, l’Ordine domenicano sia parte essenziale della nostra identità.

 

Imeldine a Venezia
 

 

29-10-2021