“(…) il piccolo è una persona unitaria: tutto quello che coglie assorbe e diventa la base del suo sviluppo ulteriore” dichiarava Francesca Cocchini, docente universitaria e catechista, durante la presentazione della catechesi del Buon Pastore a Mestre, il 10 novembre scorso, come riporta Gente Veneta, n. 45, del 1° dicembre 2023 (pagine 4-5). Un pensiero che combacia perfettamente con la missione delle suore Domenicane della Beata Imelda. Il Fondatore, Padre Giocondo, indicava loro l’infanzia come il momento migliore per seminare e coltivare i valori più belli della vita, anche quella della relazione con Dio così importante, perché crescendo con la persona la accompagni poi per tutta la vita.
Nel dare attenzione alla crescita integrale dei bambini, le Suore imeldine hanno privilegiato il metodo Montessori nelle loro scuole, soprattutto in Italia, adottando la catechesi del Buon Pastore come metodo per avvicinare i bambini alla fede.
Racconto e gioco per parlare di Dio
Nella Casa dei bambini di Santa Maria dei Miracoli, a Venezia, lo si fa dal 1985. L’incontro si svolge una volta la settimana in un ambiente diverso da tutte le altre aule della scuola: un atrio nel quale vengono predisposti miniature in legno di personaggi e di oggetti significativi della fede cristiana e della liturgia della Chiesa. Il metodo unisce il racconto e il gioco. Il primo è la via migliore per crescere nella relazione con Dio perché richiede ascolto, attenzione e rispetto; il secondo è la via maestra usata dai bambini per imparare ogni cosa, anche la meditazione della parola di Dio.
Le maestre raccontano, cioè leggono passi del Vangelo spostando man mano le figurine e tralasciando quei versetti che i bambini non possono ancora capire. Poi, è il turno del bambino, lasciato libero di toccare a sua volta le figurine, interiorizzando a modo suo il Vangelo raccontato. “Ciò che riscontriamo è che il bambino, una volta che ha capito quello che gli è stato spiegato, tende a volersi arrangiare. Non vuole, insomma, che l'adulto s'intrometta. E in quel caso rimaniamo ad osservare” spiega sr. Anna Grazia Cavallin a Gente Veneta. Avviata l’esperienza, succede anche che i bambini stessi chiedano alle maestre di leggere loro qualche passo del Vangelo.
E a chi vorrebbe modernizzare il metodo, facendosi aiutare dalle nuove tecnologie, la docente Cocchini risponde a Gente Veneta: “No tecnologie, per carità. La Bibbia è narrazione, va letta dal libro e il bambino deve vedere il catechista prendere in mano la Bibbia con solennità e leggere da quel libro anche se si conosce a memoria il testo. Così si innesta un piccolo nella vita di relazione con Dio».”
Un metodo progettato 60 anni fa che apre nuovi percorsi pastorali per le diocesi
Ideato nel 1954 da due donne, Sofia Cavalletti, biblista, e Gianna Gobbi, pedagogista montessoriana, il metodo catechistico del Buon Pastore ha tutto un centro a lui dedicato, a Roma, dove vengono organizzati corsi e sessioni di formazione ogni anno. Rimane purtroppo poco conosciuto, come nella diocesi di Venezia, dove le cose stanno positivamente cambiando.
Qualche anno fa, è venuto il Patriarca di Venezia, Mons. Francesco Moraglia, a vedere la "stanza-cappella del Buon Pastore" della scuola delle Suore Domenicane, accerchiato dai bambini che gli spiegavano il materiale, ed è rimasto molto entusiasta.
Quest’anno, dopo molte trattative cui ha largamente contributo sr. Anna Grazia, direttrice della Casa dei bambini di Venezia, la catechesi del Buon Pastore è stata presentata a Mestre (Venezia) per la prima volta. E come sperava sr. Anna Grazia, da gennaio un gruppo di adulti ha iniziato il percorso catechistico guidato dalla Professoressa Patrizia Cocchini, di Roma. Gli incontri si svolgono nella parrocchia di S. Maria Goretti di Mestre, ogni terzo sabato del mese, fino a novembre 2024.