Una scelta d’amore

Fiore e farfalla

Domenica Filizzola Limongi nasce in Italia nella provincia di Napoli. Cresciuta in seno al Santuario della Beata Vergine Maria del Santo Rosario di Pompei, condivide una vita al servizio dei più bisognosi. A portarla in Brasile è un sogno nutrito dalla fede e dalla carità evangelica: fondare un orfanotrofio sul modello di quello fondato a Pompei dal beato Bartolo Longo. 
Si stabilisce a Goiânia, capitale dello stato di Goiás, a circa novecento chilometri da San Paolo. Qui parla con fra’ Nazareno Confalone, gli confida il suo progetto, gli chiede di aiutarla. 
L’opera di Domenica comincia così, con un gruppo sparuto di bambini che, vittime delle circostanze, al di là della situazione di vulnerabilità sociale in cui sono nati, non sanno figurarsi orizzonti diversi. 
Il sostegno dei frati è generoso e prezioso ma non è sufficiente, sicché Domenica prende accordi con il municipio e si fa aiutare dall’associazione filantropica LBV, Legião da Boa Vontade, (Legione di buona volontà). È quasi analfabeta, Domenica, ma ha idee chiare su come assicurare un futuro a questi figli dimenticati del Brasile. La chiave è l’educazione. E l’amore, naturalmente. Amore ed educazione: questo deve essere il nutrimento dei bambini se si vuole costruire una società sana. Amore ed educazione sono la forza motrice dell’agire di questa donna straordinaria che, in breve tempo, alla gestione dell’orfanotrofio ha affiancato la direzione di una scuola, la Scuola della Madonna del Rosario. 

Il passaggio del testimone

Quella di Domenica Filizzola Limongi (Irmã Dominga) è stata una vita dedicata al bene dei bambini senza mai trattenere niente per sé, né energie né denaro. A piegarla non sono stati i sacrifici, le privazioni, il lavoro, a fiaccarla sono intervenute l’età avanzata e la malattia. La sua opera, però, non deve andare perduta, sono necessari degli eredi. Così, alla fine degli anni Ottanta, Domenica chiede alle Suore Domenicane della Beata Imelda, che risiedono a Goiânia, di rilevarla e di assistere lei nel tramonto della vita. Le Suore, commosse acconsentono ad entrambe le richieste. L’incarico va a due sorelle: Sr. Angela Zandonadi e Sr. Clara Mantovani che vivono in un altro quartiere di Goiânia. Le sfide non mancano: si va dall’amministrazione complessa alla mancanza di cibo passando per le incognite relative al non avere contezza della realtà locale. In ultimo, la strada. Le Suore devono prendere due autobus ogni giorno per arrivare al quartiere di Jardim América dove le aspettano i bambini di Domenica affidata alle cure di Suor Francisca Scarabel che le resta accanto fino alla morte sopraggiunta il 5 luglio del 1989. L’anno dopo è la nascita della comunità delle Suore Domenicane della Beata Imelda. Non più orfanotrofio ma centro diurno, Santa Lucia, per i bambini poveri. Ricordiamo qui i nomi di quelle sorelle che l’hanno avviato: Sr. Jerônima Santana do Prado, Sr. Clara Mantovani, Sr. Francisca Scarabel, Sr. Angela Zandonadi e Sr. Terezinha Olímpia Paiva. 

Una pesante eredità

L’opera che le Suore della Beata Imelda ereditano da Domenica Filizzola Limongi è una barca che affonda, lentamente ed inesorabilmente. Tra la malattia di Domenica, la necessità di impostare un progetto educativo per i bambini e la programmazione di una manutenzione per rinforzare la struttura, emerge, del tutto inopportuno, un debito da pagare alla banca. La situazione, disperata oltre ogni ipotesi, si presenta, fin dall’inizio fallimentare, ma se è vero che per quanto gravosa possa essere una circostanza, Dio non abbandona mai i propri figli, allo stesso modo le sorelle, affidandosi al Padre, decidono di curare la comunità affidata alla loro cura con ogni mezzo. 
Il quartiere di Jardim América dove si inserisce l’opera iniziata da Domenica è stato fino agli anni Settanta un quartiere di migranti con scarsa formazione e poco reddito. Oggi, grazie all’intensificarsi del commercio che ha creato posti di lavoro, la situazione socio-economica si presenta più sana ed equilibrata se non si tiene conto di quelle famiglie che, escluse dalle neonate opportunità, per avere di che vivere, sono emigrate altrove. A Jardim América gli esuli tornano tutti i giorni: i disoccupati cercano un impiego, cibo e medicine; gli occupati qualcuno che assista i loro figli mentre sono al lavoro tutto il giorno.  Ed è qui che si inserisce l’opera del centro diurno Santa Lucia nata dalla costola di quell’orfanotrofio che così fortemente Domenica ha voluto per i bambini del posto. Al Santa Lucia i genitori affidano i loro figli, per lo più bambini compresi tra i due e i sei anni, dalle sei del mattino alle sei del pomeriggio, mentre vanno a svolgere le mansioni più umili, lavori alla buona che non danno garanzie se non quella di vivere alla giornata. 
Oggi che il vecchio accordo tra l’antico istituto per orfani e il comune è stato reciso, causa l’impossibilità da parte dell’amministrazione centrale di provvedere al mantenimento e alla formazione di cento bambini, sono le suore ad amministrare, con le proprie risorse, il centro diurno che perciò ha limitato l’ingresso a quaranta bambini. 

Costruire il futuro, insieme

Al Santa Lucia i bambini apprendono la grammatica di una vita improntata alla fede e alla cooperazione. Aiutano in parrocchia, lavorano con un gruppo di volontari che assistono i più bisognosi, imparano leggeri lavori manuali per aiutare nella manutenzione del Santa Lucia mentre nelle famiglie recitano il Rosario e vengono avviati a meditare sulla parola di Dio. Tutto ciò è stato ed è possibile grazie alla relazione che le suore hanno stabilito con la comunità locale la quale ha dato vita a una rete di volontari che supporta la missione dal duplice fronte economico e morale. La cura e l’educazione dei bambini è per le Suore Domenicane della Beata Imelda cuore e anima di una società sana ed evoluta sicché esse lottano ogni giorno, al fianco di volontari e collaboratori, affinché questo sia prioritario nell’agenda di un Paese.  E nel deserto politico e sociale corrente, la Casa dei Bambini Santa Lucia si affaccia come un oasi dove si respira l’amore, la speranza e la fraternità evangelica. 
 

09-08-2020